L’eterno attrito tra lo scientifico e l’umanistico, tra il numero e la parola, rende ancora più interessanti i momenti singolari in cui i due ambiti convergono in uno solo. Molti filosofi si sono occupati di scienza, di fisica, di tecnologia.
Molti filosofi hanno anche scritto opere che ogni ingegnere informatico e non, dovrebbe conoscere. Quali?

1. Gödel, Escher, Bach. Un’eterna ghirlanda brillante. [Douglas Hofstadter]

Una fuga metaforica su menti e macchine nello spirito di Lewis Carroll.
Il professor Hofstadter è una delle grandi menti che ha trovato il giusto equilibrio tra filosofia e scienza, tra uomo e macchina. Dopo essersi laureato in Matematica, ha insegnato per anni al dipartimento di Intelligenza Artificiale del MIT. L’opera, pubblicata nel 1979, ha segnato un grosso cambiamento di direzione nell’ambito dell’intelligenza artificiale: dopo un periodo di scoraggiamento durato dall’inizio alla fine degli anni 70, il fascino delle intelligenze artificiali salì alle stelle, anche grazie ad opere come GEB (e al cinema e alla letteratura).
L’opera è un tuffo nel limite tra il computabile e il non computabile, tra l’uomo e la macchina, trovando in questo limite stesso un grosso paradosso, e scoprendo che se ne esce solo innamorandosene.
Nel peggiore dei casi, leggerete la miglior spiegazione (semplificata) dei teoremi di incompletezza di Gödel, nel migliore, scoprirete uno dei saggi più affascinanti mai scritti.

2. L’uomo, la macchina, l’automa. Lavoro e conoscenza tra futuro prossimo e passato remoto. [Carlo Sini]

Carlo Sini, filosofo e professore alla Statale di Milano, ripercorre il sogno dell’automa, dai suoi albori ad oggi, dandone una visione completa ed essenziale. Ci si confronta con uno dei più importanti aspetti etici degli ultimi anni: la macchina sta prendendo davvero il posto dell’uomo? Sini ribalta il problema chiedendosi se non sia piuttosto l’uomo ad aver preso il posto della macchina per secoli, e se non sia proprio la macchina parte integrante dell’uomo. L’opera dà una risposta quasi definitiva alla domanda “cos’è la tecnologia?”, risposta che probabilmente vi accompagnerà per tutta la vita. Sicuramente vi fornirà le argomentazioni necessarie a demolire la tecnofobia in qualsiasi vostro futuro cliente.

2.1 Reale, Più-che-reale, Virtuale. [Carlo Sini, a cura di Florinda Cambria]

“La realtà virtuale è così, in certo modo, l’incarnazione stessa del destino della tecnica moderna”.

3. Contro il metodo. Abbozzo di una teoria anarchica della conoscenza [ Paul K. Feyerabend]

Questo è uno di quei saggi che vi farà cambiare idea sugli attriti tra letteratura, filosofia e scienza. Feyerabend ci mostra come la scienza abbia a che fare con l’irrazionale molto più di quanto si pensi, e come questo non sia in realtà il suo punto debole, ma il suo punto di forza.
Il tempo dello stereotipo dello scienziato freddo, chiuso nello scantinato a leggere numeri sugli schermi è finito: lo scienziato è divulgatore, irrazionale e curioso. E come lo scienziato, così l’ingegnere. Anzi, forse soprattutto l’ingegnere, o almeno chi segue Ingegneria del Suicidio.

4. L’Io della mente [Daniel Dennett, Douglas Hofstadter]

Torna ancora il Professor Hofstadter, accompagnato da uno dei suoi più grandi amici: Daniel Dennett. In quest’opera si crea un’immagine completa della coscienza, raccogliendo racconti, articoli e saggi sull’argomento.
Per una comprensione profonda di cosa sia e di cosa dovrebbe essere l’intelligenza artificiale non si può evitare di leggere quest’opera.

5. La Crisi delle Scienze Europee e la Fenomenologia Trascendentale [E. Husserl]

Quest’ultima opera è forse la più complessa delle cinque, ma fondamentale ancora oggi per comprendere i limiti della scienza e dell’ingegneria: Husserl spiega i limiti di tali pratiche senza screditarne i risultati, ma proprio in luce dei continui e interminabili successi scientifici. Il testo, oltre a dare una semplice immagine di cosa sia la scienza e cosa dovrebbe essere, chiarifica il rapporto etica-tecnica.

Consigliatissimo anche “Introduzione a «L’origine della geometria» di Husserl” di J. Derrida.

DI MANUEL OCCORSO